I nostri anziani siamo noi

Mauro Caniggia Nicolotti • 19 aprile 2020
I nostri anziani siamo noi
- Mauro Caniggia Nicolotti

E' difficile mantenere il silenzio su certi temi. E in tempi come questi, in cui cioè siamo prigionieri di questo maledetto virus, di argomenti che ci fanno dibattere su quello che sta succedendo ce ne sono tanti; forse anche troppi.
Gli anziani, ospiti delle case di riposo, per esempio.

Mi chiedo: se non ci fosse stata questa tragedia, quando ci saremmo accorti - al di là di tutto - delle vere necessità delle strutture di accoglienza e soprattutto delle esigenze dei loro ospiti?
Non voglio certo fare il moralista, ma io in una casa di riposo (di Aosta) ci ho "vissuto" buona parte delle mie giornate, ogni giorno, per ben sei anni; ho smesso - purtroppo - diversi mesi fa, quando il destino ha deciso diversamente per mia mamma.
Vivendo dentro la struttura ho solo riscontrato professionalità e umanità.
Negli anni, caso mai, ho visto un Paese - l'Italia - che ha tagliato fondi alla Sanità e non accontentandosi di quei tanti, troppi, miliardi tolti, esigerne ancora da altri ambiti. Tra i molti contributi pretesi, i milioni a centinaia presi dal bilancio della Valle d'Aosta. Bilancio ridotto così del 40%; patrimonio che per oltre il 90% è costituito dalle imposte raccolte in loco e che servono per pagare anche quei servizi che in altre regioni - non autonome - sono di competenza dello Stato. Sottolineo tutto ciò, poiché sento già qualche detrattore reclamare che i soldi valdostani sono tutte "regalie" dello Stato (che, sempre secondo certe voci, ci manterrebbe...). Invece no. Basta anche con queste banalità e bufale.

Faccio una doverosa premessa: lungi da me - tra l'altro non essendo più "ospitato" in una casa di riposo - dare giudizi sulla situazione sanitaria di queste settimane e sui decessi tra gli anziani. Non intendo entrare nel merito, poiché credo che tali questioni non solo siano complesse, ma debbano essere affrontate da chi è titolato a farlo.
Mi sia permesso, invece, di pretendere dalla classe politica un cambiamento di verso. Ossia di voler finalmente perseguire quell'alto valore che è il benessere collettivo. Obiettivo che ora manca e che, invece, dovrebbe essere scritto nel primo articolo della Costituzione.
In questi anni, al contrario, i governi hanno preferito accettare supinamente le regole e le logiche imposte dall'Europa. Un'Unione che non è più quella di un tempo, quella cioè che faceva sognare tanti di noi; speranzosi di far parte un giorno di una grande comunità continentale coesa e solidale.
Invece no. Ci siamo trovati coinvolti in scelte poco lungimiranti e avvinghiate solo intorno a logiche di austerità.
Giusto? Sbagliato? Se dopo una dozzina di anni di "manovre" le cose non sono affatto mutate...
Insomma, abbiamo assistito così al peggioramento dei nostri servizi, tra i quali - appunto - quelli riservati agli anziani. E quando scrivo "peggioramento" non intendo riferirmi alle professionalità del personale o alla qualità delle strutture per anziani. No! Almeno secondo la mia esperienza personale.
Nelle strutture che ho frequentato, infatti, i servizi forniti li ho visti sempre di livello, ma immersi nelle mille criticità dovute - è bene ripeterlo - soprattutto alla riduzione o alla carenza dei fondi necessari.

Comunque sia - risorse ridotte a parte -, altra cosa è stata "il come" affrontare l'emergenza coronavirus.
Qui la politica ha fatto tanti errori e ad ogni livello territoriale, quindi anche in Valle d'Aosta dove la Sanità si è trovata da sola a combattere.
Tutto ciò è successo anche a causa della mancanza di un qualche piano di emergenza nazionale che avrebbe dovuto metterci tutti il più possibile al riparo dalla calamità.
Un progetto che doveva porre attenzione e priorità proprio ai più deboli, dunque anche agli anziani.

I nostri anziani siamo noi, ma non ce ne rendiamo ancora conto.